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Liberi professionisti, imprese e partite iva: bonus e aiuti per fronteggiare l’emergenza coronavirus

Emergenza Corona Virus Partite Iva Italia

Il decreto Cura Italia, approvato dal Consiglio dei ministri, è stato firmato da Sergio Mattarella, ed è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, entrando quindi ufficialmente in vigore. Per l’emergenza coronavirus, si autorizza l’emissione di titoli di Stato per un importo fino a 25 miliardi di euro per il 2020. Nel provvedimento sono previste misure di sostegno a famiglie, lavoratori, commercianti e professionisti.

Il bonus di 600 Euro per i professionisti senza Cassa

Per il mese di marzo, ai liberi professionisti con partita Iva al 23 febbraio 2020 e ai collaboratori attivi alla stessa data, non iscritti ad altre forme previdenziali obbligatorie, è riconosciuta un’indennità per il mese di marzo pari a 600 euro. Per ottenere il bonus, il professionista dovrà presentare domanda all’Inps. Lo potrà fare anche in via telematica, secondo quanto precisato dal presidente dell’Inps, Pasquale Tridico. L’indennità è esentasse.

Quando e come richiedere i bonus: i professionisti senza Cassa

L’Inps informa che le domande per usufruire del bonus di 600 euro possono essere presentate dal 1 aprile 2020.

La misura, prevista dal decreto “Cura Italia”, per fronteggiare l’emergenza coronavirus riguarda i liberi professionisti con partita Iva (iscritti alla gestione separata Inps) e co.co.co., non titolari di pensione e non iscritti ad altre forme previdenziali obbligatorie; lavoratori autonomi iscritti alle gestioni speciali dell’Ago; i lavoratori dipendenti stagionali del turismo e degli stabilimenti termali; i lavoratori del settore agricolo a tempo determinato, non titolari di pensione, che nel 2019 abbiano effettuato almeno 50 giornate effettive di attività di lavoro agricolo; i lavoratori dello spettacolo.

Per richiedere il bonus da mercoledì 1 aprile, bisognerà registrarsi sul sito dell’Inps, con “una procedura semplificata con un Pin semplificato” che arriva direttamente sul cellulare e procedere con l’invio della domanda per via telematica.

Il bonus di 600 Euro per i professionisti con Cassa

È previsto un bonus anche per i liberi professionisti iscritti alle Casse di previdenza, ad ordini o albi professionali, definito “reddito di ultima istanza”. Il decreto legge per questo bonus ha stanziato 300 milioni di euro.

Quando e come richiedere i bonus: i professionisti con Cassa

Per i professionisti iscritti alle relative Casse di previdenza (medici, commercialisti, architetti, avvocati, notai, giornalisti, ecc.) il contributo arriva dal Fondo per il reddito di ultima istanza, istituito dall’articolo 44 del decreto legge 18/2020. Il ministro del Lavoro, Nunzia Catalfo, insieme al ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, ha firmato il decreto interministeriale che definisce le modalità di attribuzione del fondo per il reddito di ultima istanza.

L’indennità di 600 euro per il mese di marzo può essere richiesta alla propria Cassa dal 1 aprile e sarà erogata a chi ha avuto redditi fino a 35mila euro oppure tra 35 e 50mila, nell’anno di imposta 2018, e abbia subito cali di attività di almeno il 33% nei primi tre mesi del 2020, rispetto allo stesso periodo del 2019.

100 euro di bonus per chi va al lavoro

I lavoratori che in questi giorni, nonostante le restrizioni del governo, continuano a recarsi sul posto di lavoro, hanno diritto a 100 euro in più nella busta paga di aprile o a un conguaglio, riconosciuto dal datore di lavoro. L’erogazione, in questo caso, è automatica.

Stop ritenute per i professionisti

I professionisti e consulenti che hanno ricavi o compensi sotto i 400mila euro non dovranno versare le ritenute d’acconto sui ricavi e i compensi percepiti fino al 31 marzo, purché nel mese di febbraio non siano state sostenute spese per lavoro dipendente o assimilato. Bisognerà presentare una dichiarazione dalla quale risulti che i ricavi o compensi non siano soggetti a ritenuta. I contribuenti che decideranno per la sospensione della ritenuta d’acconto, dovranno procedere al versamento dell’ammontare dovuto entro il 31 maggio, anche in 5 rate.

Sospesi versamenti per imprese e lavoratori autonomi

All’articolo 62, commi 2, 3 e 5, del Decreto si stabilisce la sospensione dei versamenti per imprese e lavoratori autonomi in autoliquidazione di ritenute e trattenute relative all’addizionale regionale e comunale, Iva e contributi previdenziali e assistenziali. Sono interessate imprese e professionisti con ricavi o compensi non superiori a 2 milioni di euro nell’anno d’imposta precedente e i versamenti che scadono tra l’8 marzo 2020 e il 31 marzo 2020. I versamenti sospesi sono effettuati, senza applicazione di sanzioni ed interessi, in un’unica soluzione entro il 31 maggio 2020 o mediante rateizzazione, fino a un massimo di 5 rate mensili, a decorrere dal mese di maggio 2020.

L’affitto di botteghe e negozi

Tra le misure a sostegno delle attività produttive, c’è un credito di imposta del 60% del canone di affitto del mese di marzo 2020 della bottega o del negozio in cui si svolge la propria attività commerciale. Il beneficio non viene riconosciuto a quelle attività che sono rimaste aperte nei giorni di chiusure disposte nel Dpcm dell’11 marzo 2020. Il credito di imposta sarà spendibile in compensazione. È previsto, inoltre, un credito di imposta del 50% delle spese di sanificazione degli ambienti sostenute per contenere il contagio da Covid-19, fino ad un massimo di 20mila euro.

Congedo parentale e permessi per assistere i disabili

I lavoratori con figli fino a 12 anni, rimasti a casa per la sospensione delle lezioni, hanno diritto, a decorrere dal 5 marzo, e per un periodo di quindici giorni, ad un congedo per il quale è riconosciuta una indennità pari al 50% della retribuzione. Diversamente possono richiedere un bonus di 600 euro per pagare la baby-sitter. Sulle modalità di attuazione del congedo, occorre attendere direttive dall’Inps. I lavoratori che hanno familiari da assistere possono ottenere automaticamente dal proprio datore di lavoro fino a 12 giorni di congedo “104” per assistere i familiari per il mese di marzo e per quello di aprile, che possono anche essere sommati.

  • Cura Italia: scarica il decreto in pdf
  • Smart working non è lavorare da casa

    Smart Working

    Lo smart working, o lavoro agile, l’anno scorso è cresciuto del 20% rispetto al 2018, secondo una ricerca dell’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano. Gli smart worker – ossia quei lavoratori dipendenti che possono lavorare in autonomia, scegliendo orario e luogo di lavoro e disponendo di strumenti digitali per lavorare in mobilità – sono circa 570mila, leggendo i dati dell’edizione 2019 dell’Osservatorio Smart Working.

    Gli smart worker sono più soddisfatti

    Il 76% del campione si dice soddisfatto della sua professione, contro il 55% degli altri dipendenti. Praticamente uno su tre si sente completamente coinvolto nella realtà in cui opera e ne condivide i valori, aumentando così la produttività, contro il 21% dei colleghi. Partendo da questa base statistica, non stupisce quindi che nel 2019 la percentuale di grandi imprese che ha avviato progetti di smart working sia cresciuta rispetto al 2018, toccando la soglia del 58%.

    Cosa si intende per smart working

    Lo smart working, o lavoro agile, è un modo di lavorare lontano dall’ufficio, senza quindi la necessità di recarsi fisicamente nel luogo di lavoro. Si basa sulla flessibilità e autonomia nella scelta degli spazi, degli orari e degli strumenti da utilizzare, a fronte di una valutazione sui risultati. Vale un po’ il concetto: non importa dove e come lo fai, ma conta raggiungere l’obiettivo.

    I quattro pilastri dello smart working

    Lo smart working si basa su quattro pilastri fondamentali: revisione della cultura organizzativa, flessibilità rispetto a orari e luoghi di lavoro, dotazione tecnologica e spazi fisici. Non si tratta, quindi, solo di “lavorare da casa”, ma di un approccio al lavoro che implica una vera e propria svolta culturale in relazione alle modalità organizzative, alla produttività, alle nuove tecnologie, agli spazi e ai tempi.

    Lo smart working e l’emergenza coronavirus

    In questi giorni, a seguito del diffondersi in Italia, e soprattutto in Lombardia e Veneto, del coronavirus, si è iniziato a parlare di più di smart working, anche come misura per limitare i casi di contagi. Il decreto del governo, approvato d’urgenza il 23 febbraio 2020 prevede per le zone rosse “la sospensione delle attività lavorative per le imprese […] ad esclusione di quelle che possono essere svolte in modalità domiciliare ovvero in modalità a distanza”.

    A Milano e in altre città del Nord Italia, molte grandi aziende hanno deciso di optare per lo smart working. Per rendere più facile questa modalità, è stato approvato un nuovo decreto dal presidente del Consiglio dei ministri, che stabilisce come lo smart working in sei regioni (Emilia Romagna, Friuli, Lombardia, Piemonte, Veneto e Liguria) si possa attivare senza accordo scritto e l’informativa sulla sicurezza del lavoro può essere assolta anche tramite una semplice mail.

    L’aspetto normativo

    In Italia esiste una legge sullo smart working. Nello specifico, la legge n.81 del 22 maggio 2017, conosciuta anche come “Legge sul Lavoro Agile”, ha regolato la materia del lavoro da remoto. La normativa definisce tutti gli aspetti giuridici: dai diritti dello smart worker, al controllo da parte del datore di lavoro, passando per gli strumenti tecnologici da utilizzare e le modalità con cui viene svolto il lavoro. La legge prevede la parità di trattamento economico e normativo, il diritto all’apprendimento permanente e definisce gli aspetti legati alla salute e alla sicurezza. La normativa si occupa anche di definire le disposizioni che si applicano nella Pubblica amministrazione.

    Smart working e coworking

    I coworking, ossia spazi in cui si paga l’affitto di una postazione per un giorno, qualche ora, oppure un mese, possono essere una sede ideale per un lavoratore agile. Il discorso vale sia per dipendenti che scelgono lo smart working, ma anche per freelance o liberi professionisti, come alternativa al lavoro da casa. Il coworking consente di disporre di tutto quello che serve per lavorare al meglio (connessione internet, sala riunioni, spazi condivisi e postazione personale), senza dover lavorare da casa, ambiente in cui aumenta il rischio di distrazioni. I coworking aiutano a rispettare meglio le scadenze e a superare con successo la transizione da lavoratore dipendente a smart worker. A guadagnarci, in questo caso, sarà la produttività.

    Regime forfettario, cosa cambia nel 2020 per le partite Iva

    forfettario partita iva

    Nel 2020 il governo ha introdotto dei nuovi limiti per i lavoratori autonomi e professionisti che hanno aderito al regime forfettario. Dal 1° gennaio di quest’anno infatti, ci sono dei nuovi paletti per i lavoratori che nel 2019 avevano aderito al regime forfettario, quello che prevede la flat tax al 15 per cento (5 per cento per le nuove attività e start-up). Resta escluso chi ha percepito redditi da lavoro dipendente o da pensione superiori a 30 mila euro. Scopriamo nel dettaglio quali sono le nuove regole e chi è costretto a lasciare il forfettario per entrare nel regime ordinario.

    Chi può essere forfettario?

    Prima di passare in rassegna le modifiche del regime forfettario che prevede una tassazione agevolata per i titolari di partita Iva, vediamo chi può aderire alla flat tax. Possono optare per questo regime i titolari di partita Iva che conseguono ricavi o percepiscono compensi non superiori a 65mila euro in un anno. Se si svolgono due attività, con due codici Ateco distinti, occorre considerare la somma dei ricavi e dei compensi di tutte le attività. Può accedere al forfettario chi ha sostenuto spese per un importo complessivo non superiore a 20mila euro lordi per lavoro accessorio, lavoro dipendente e compensi a collaboratori, anche a progetto.

    Chi resta escluso dal regime forfettario

    I lavoratori autonomi o professionisti che superano i 65mila euro di ricavi in un anno non possono accedere al regime forfettario. Sono escluse anche le persone fisiche che si avvalgono di regimi speciali ai fini Iva o di regimi forfettari di determinazione del reddito. Niente flat tax al 15 per cento neanche per chi ha avuto nell’anno precedente a quello di riferimento controllo diretto o indiretto di società a responsabilità limitata con attività economiche direttamente o indirettamente riconducibili a quelle svolte individualmente.

    Le nuove regole 2020 nella legge di bilancio

    La legge di bilancio 2020, veicolata nella legge 27 dicembre 2019, all’articolo 1, dai commi 691 e 692, introduce alcune modifiche al regime forfettario. Non possono più restare nel regime forfettario i titolari di reddito da lavoro dipendente superiore a 30mila euro e i titolari di partita Iva che sostengono spese per compensi ai collaboratori di importo superiore a 20mila euro.

    La fattura elettronica resta facoltativa

    Fino ad oggi i titolari di partita Iva forfettari sono stati esclusi dai nuovi adempimenti Iva, ma dal 2020 dovranno fare i conti con il Fisco digitale: lo scontrino elettronico diventa obbligatorio anche per le partite Iva forfettarie, ma resta facoltativa la fatturazione elettronica. Esce dalla tassazione agevolata anche chi ha percepito ricavi e compensi per più del 50 per cento dall’ex datore di lavoro o soggetto riconducibile. Questa limitazione era già stata prevista dal 2019, anno in cui il regime forfettario era stato esteso ai redditi fino a 65mila euro annui.

    Il limite per dipendenti e pensionati

    Per capire meglio, facciamo qualche esempio pratico. Ipotizziamo che un soggetto nel 2019 abbia incassato redditi da lavoro dipendente superiori a 30mila euro, e aveva aperto una partita Iva con il regime forfettario (pagando un’aliquota del 15 per cento sui redditi al netto del forfait, che dipende dal codice Ateco dell’attività di riferimento). Nel 2020, secondo le nuove regole introdotte dal governo, questo lavoratore deve abbandonare il regime forfettario a tassazione agevolata per passare all’ordinario. Stesso discorso per chi ha percepito redditi da pensione superiori a 30mila euro e magari aveva aperto la partita Iva forfettaria per una nuova attività. Anche in questo caso perderebbe i requisiti. Se il lavoratore fosse stato licenziato, invece, non è soggetto al limite di reddito di 30mila euro.

    Taglio del cuneo fiscale: da luglio 2020 in busta paga arriva il bonus fino a 100 euro

    Bonus 100 euro 2020 cuneo fiscale

    Busta paga più ricca dal 1° luglio 2020. Il Consiglio dei Ministri, il 23 gennaio, ha approvato il decreto che taglia il cuneo fiscale per i lavoratori che guadagnano fino a 40mila euro all’anno. Il bonus fiscale in busta arriverà fino a 100 euro: 20 euro al mese in più per chi già incassa il bonus Renzi, 100 euro per chi guadagna fino a 35mila euro, che tendono ad azzerarsi raggiungendo la soglia dei 40mila euro.

    A chi non spetta nessun beneficio

    La sforbiciata non riguarda i redditi più bassi. Restano esclusi dai benefici, infatti, i lavoratori che all’anno guadagnano fino a 8.145 euro, e che già oggi non pagano le tasse. Il governo sta studiando una riforma la prossima primavera che possa includere anche queste fasce di reddito più deboli. Non sono interessati dalla riforma fiscale neanche i pensionati e i lavoratori autonomi, ma solo i lavoratori dipendenti.

    Il taglio del cuneo in base al reddito: i redditi fino a 24.600 euro

    Il decreto legge che, in attuazione del comma 7, dell’art. 1 della Legge 160/2019 (ossia la legge di bilancio 2020), stabilisce la modalità del taglio del cuneo fiscale riguarda, oltre ai lavoratori dipendenti, anche i titolari di alcuni redditi assimilati. Iniziamo dagli 11 milioni di lavoratori che già oggi intascano il bonus Renzi da 80 euro, e che guadagnano da 8.145 a 24.600 euro annui: riceveranno 20 euro in più al mese, arrivando così a 100 euro di bonus complessivi. Quest’anno si parte con 600 euro, ma a regime saranno 1.200 euro.

    I redditi tra 26.600 e 28.000

    Accederanno al nuovo bonus anche i redditi compresi tra i 26.600 e i 28mila euro. Fino ad oggi il vantaggio fiscale si fermava a 26.600 euro, iniziando a diminuire superata la soglia dei 24.600 euro. Da luglio, quindi, chi guadagnerà fino a 28mila euro, si ritroverà in busta paga un bonus di 100 euro. E se si dovesse sforare? Fino ad ora, il bonus andava restituito interamente a fine anno. Con le nuove norme, invece, in caso di superamento del tetto dei 28mila euro, il lavoratore potrà restituire il bonus ricevuto in quattro rate.

    Per i redditi tra 28 e 35mila euro arriva la detrazione fiscale

    L’aliquota Irpef per chi guadagna più di 28mila euro (e fino a 55mila) sale dal 27 al 38%. Per i lavoratori dipendenti che nel 2020 guadagneranno tra i 28 e i 35mila euro, invece del bonus viene introdotta una detrazione fiscale precisa. Si tratta di un aumento tra i 100 e gli 80 euro, a scalare. Per i redditi superiori ai 35mila euro, infine, la detrazione degli 80 euro è destinata a calare gradualmente, fino ad azzerarsi al raggiungimento dei 40mila euro. Una precisazione: l’alleggerimento della pressione fiscale per i lavoratori con redditi fino a 28mila euro è strutturale. La detrazione per i redditi compresi tra i 28 e i 35mila euro, invece, è prevista da luglio come misura sperimentale, in attesa di una riforma fiscale più ampia, da parte del governo.

    La riforma fiscale di primavera

    Tra le ipotesi più discusse, da inserire nella prossima riforma fiscale, prevista ad aprile, c’è un accorpamento degli scaglioni di reddito e delle aliquote, intervenendo anche sul valore delle aliquote stesse, ritoccandole al ribasso. Oggi gli scaglioni Irpef sono cinque, partono da un’aliquota del 23 per cento, fino ad arrivare al 43 per cento per i redditi superiori ai 75mila euro.

    Detrazioni spese mediche 2020: scatta l’obbligo della tracciabilità

    Detrazione spese mediche 2020

    Novità in vista per i contribuenti che vogliono detrarre le spese mediche. Nella legge di bilancio 2020, infatti, per aver diritto alle detrazioni per le spese sanitarie del 19% bisognerà pagare con strumenti elettronici e tracciabili. Non in tutti i casi, però. Facciamo chiarezza per capire quando occorre evitare di usare il contante per aver diritto alla detraibilità fiscale.

    Detrazione spese mediche: in quali casi è obbligatorio pagare con carte

    Con le nuove regole per recuperare le spese detraibili, ai sensi dell’art. 15 del Testo Unico delle Imposte sul Reddito (Tuir), e altre disposizioni normative, dal 1 gennaio 2020 è scattata la stretta all’uso del contante. Le nuove norme impongono l’utilizzo di metodi di pagamento tracciabili come carte di debito e di credito, bonifici e assegni, per le visite mediche in studi privati. Il discorso vale anche per esami e ricoveri in strutture private non accreditate al servizio sanitario nazionale.

  • Detrazione spese mediche 2020: l’infografica in pdf
  • Le spese mediche che si possono ancora pagare in contanti

    Le nuove disposizioni normative prevedono alcune eccezioni. Si potrà continuare a pagare in contanti, con la possibilità di detrarre il 19% in sede di dichiarazione dei redditi, per tutte le spese che riguardano l’acquisto di medicinali e dispositivi medici; per il pagamento di prestazioni sanitarie effettuate in strutture pubbliche e per il pagamento di prestazioni sanitarie in strutture private ma accreditate al servizio sanitario nazionale. In questi casi, quindi, il contribuente che pagherà in contanti, avrà diritto a beneficiare della detrazione Irpef.

    Stop al contante anche per altri pagamenti

    La scelta del governo è chiara: incentivare l’utilizzo di pagamenti elettronici e tracciabili, al fine di contrastare l’evasione fiscale. Le spese mediche costituiscono una voce di costo importante per l’Erario, tanto che ogni anno due contribuenti su tre portano in detrazione almeno una spesa sanitaria. La legge di bilancio, riferendosi all’articolo 15 del Tuir, il Testo unico delle imposte sui redditi, precisa che per ottenere lo sconto fiscale serve pagare con strumenti tracciabili, tra gli altri: le attività sportive dei figli, gli abbonamenti ai mezzi pubblici, le prestazioni veterinarie, le onoranze funebri, gli affitti universitari, le parcelle degli agenti immobiliari, il restauro di beni vincolati e gli strumenti per contrastare disturbi certificati dell’apprendimento.

    Il nuovo limite per le detrazioni

    I redditi alti devono fare i conti con nuove limitazioni per portare in detrazione gli oneri fiscali. La manovra finanziaria, infatti, fissa il limite a 120 mila euro: se il reddito del contribuente supera questa soglia, le detrazioni dell’art. 15 del Tuir, comprese quelle del 19% per le spese mediche, per capirci, spettano “per la parte corrispondente al rapporto tra l’importo di 240 mila euro, diminuito del reddito complessivo, e 120 mila euro”. Detto in altre parole, i rimborsi Irpef per chi guadagna più di 120 mila euro si riducono progressivamente, fino a diventare nulli per chi supera i 240 mila euro di reddito complessivo.

    Qualche esempio pratico

    Per rendere più chiara la nuova situazione fiscale, facciamo qualche esempio pratico. Il contribuente che vuole recuperare il 19% della fattura pagata al dentista privato, dovrà saldare il conto con un sistema di pagamento tracciabile, come carte di pagamento, bonifico bancario o assegno.

    Chi, invece, compra in farmacia medicinali, per ottenere il rimborso Irpef, può pagare anche quest’anno in contanti.

    Nel caso di una visita specialistica in una struttura pubblica, è ancora consentito il pagamento cash, ma se si tratta di una clinica privata, invece, per ottenere il rimborso degli oneri fiscali del 19%, bisognerà pagare esclusivamente con strumenti tracciabili, controllando che nella fattura sia esplicitamente indicato il metodo di pagamento elettronico.

    Bisognerà anche ricordarsi di conservare la ricevuta di pagamento e la fattura, da presentare in fase di compilazione del modello 730 o modello Unico.

    INFOGRAFICA: detrazioni spese mediche 2020

    Infografica detrazione spese mediche 2020, stop contante
    Download pdf: Infografica detrazione spese mediche 2020

    Ancora qualche dubbio su spese sanitarie, tracciabilità del pagamento e detrazioni 2020? Per evitare di incappare in errori, conviene affidarsi alla consulenza di professionisti. Scopri i servizi di assistenza fiscale di Ellequadra.

    Ellequadra si rifà il look

    Ellequadra, logo
    Ellequadra, logo

    Perché la forma è anche sostanza. Nella comunicazione e nella gestione fiscale. Dopo aver trasferito gli uffici nella zona più centrale di Milano, in Piazza San Sepolcro 2, vicinissimi al Duomo, siamo oggi a presentarvi una ulteriore novità che riguarda la realtà di Ellequadra. A dieci anni abbondanti dall’inizio dell’attività, abbiamo ritenuto di evolvere gli aspetti visuali della nostra comunicazione, sia come brand logo, sia per quanto riguarda il sito e i social network.

    Chi ci conosce e lavora con noi sa bene quanto insistiamo sui concetti di ordine gestionale, pulizia dei processi, chiarezza a tutti i livelli.

    Quando ci chiedono, “ma perché è così importante l’ordine e la pulizia?” ci capita spesso di rispondere

    “perché la forma è sostanza, se tieni la situazione documentale pulita e ordinata, significa che stai lavorando in modo adeguato, con ordine e pulizia, non solo nei documenti ma anche mentalmente”.

    Ed è questa la linea di pensiero che ci ha portato a evolvere – a livello di comunicazione – la nostra immagine, in un senso più attuale e adeguato, anche rispetto alla bella location dove abbiamo la fortuna di lavorare.

    Eccoci quindi a presentarvi la nuova immagine coordinata di Ellequadra: logo, vestizione rinnovata di sito e pagina Facebook, carta intestata e biglietti da visita… che non vediamo l’ora di farvi vedere di persona.

    Perché la forma è sostanza, e la sostanza – in termini di gestione amministrativa e fiscale – è assolutamente importante, oseremmo dire fondamentale, ed è sempre più così.

    Vi aspettiamo in Piazza San Sepolcro 2 a Milano e sulle nostre presenze online – sito dello Studio Contabile Ellequadra e pagina Facebook – con una veste nuova, in linea con una Ellequadra che non smette mai di evolvere. A presto!

    Dieci anni di sede legale in centro a Milano. Cosa significa?

    Milano, domiciliazione sede legale

    In questi mesi ci siamo resi conto che la nostra società fornisce servizi di Sede Legale da molti anni… ormai già 10!

    Dieci anni di dedizione continua a questo importante aspetto dell’attività, che sempre più realtà professionali ci richiedono. Le domande di domiciliazione di sede legale, infatti, arrivano da ogni parte d’Italia, crediamo in considerazione di tre aspetti:

    • La nostra sede, situata a pochi passi dalla centralissima piazza Duomo, è vista molto bene da un punto di vista di immagine: siamo infatti nel cuore di Milano
    • I nostri servizi vengono proposti in modo serio e completo, con pacchetti all-inclusive ed offerte ad hoc che ben interpretano le esigenze specifiche di ogni società
    • Le nostre proposte rivestono un carattere di completezza e professionalità di alto livello, che derivano sia dalle competenze, sia dall’esperienza – appunto – decennale

    Vi è poi un aspetto commerciale che volutamente non indichiamo tra gli elementi più rilevanti, perché pensiamo che il servizio di domiciliazione non si comperi al miglior prezzo, in quanto si tratta di attività delicata e importante. Detto questo, siamo consapevoli di portare sul mercato una proposta competitiva e vantaggiosa.

    Ma cosa significa, per noi e per i nostri interlocutori, l’esperienza di 10 anni di Domiciliazione di sedi legali?

    Molte cose.

    Innanzitutto, la sicurezza di operare con la dovuta esperienza: si tratta infatti di un’attività dove l’improvvisazione non paga assolutamente, e l’aver gestito molte operazioni in questo ambito, per molti anni, ci rende maggiormente efficienti e sicuri nello svolgimento di questo compito.

    Vi è poi l’aspetto commerciale, che la lunga esperienza ci permette di gestire con efficacia dal punto di vista costi/benefici. Avendo infatti molti anni di lavoro alle spalle in questo settore, sappiamo bene come rendere convenienti i nostri servizi, pur tutelando l’alta qualità del lavoro svolto.

    Infine, la conoscenza dei singoli aspetti dell’attività: anche cose che potrebbero apparire banali in realtà non lo sono (si pensi alla ricezione e alla gestione della corrispondenza ufficiale), e il know-how derivante da lunga pratica si rivela prezioso e – alla fine dei conti – più vantaggioso per i clienti.

    Insomma, è il caso di dire che 10 anni di esperienza insegnano ad essere un pochino più bravi ogni giorno. Ad maiora!

    Inizia la primavera e una nuova fase per Ellequadra

    San Sepolcro
    San Sepolcro

    Molti di voi, tra coloro che ci seguono online, sui social network e sul blog CowoCheConta, lo sanno già, altri lo hanno appreso dalla circolare diffusa nei giorni scorsi: dal 21 marzo 2018 noi di Ellequadra abbiamo un nuovo indirizzo, ancora più centrale per la gioia di chi ama avere la sede legale in centro a Milano, ed anche per la comodità di tutti i nostri clienti e fornitori, i quali potranno raggiungerci ancora più facilmente, grazie alla vicinanza con Piazza Duomo.

    Piazza San Sepolcro 2 è infatti il nostro nuovo indirizzo, proprio da oggi 21 marzo, data in cui, terminato il trasloco, riprendiamo le normali attività.

    Business as usual, come direbbero gli amici anglosassoni, ma in una sede completamente nuova, con molti più spazi per tutto, maggior agio per lavorare meglio, migliori servizi a tutti i livelli.

    Siamo ansiosi di ricevervi nei nostri nuovi uffici, e di offrirvi un caffè in un ambiente totalmente nuovo, approntato su misura per le esigenze del lavoro di Ellequadra per i propri clienti.

    Siamo certi che queste importanti migliorie all’approccio lavorativo della nostra piccola-grande squadra vi piaceranno, tuttavia, non vediamo l’ora di sentire il vostro parere, per noi è molto importante.

    Vi aspettiamo, allora!

    Nota per l’agenda: telefoni e email sono rimasti invariati, mentre l’indirizzo di riferimento è ora: ELLEQUADRA SRL – Piazza San Sepolcro 2 – 20123 MILANO

    Ellequadra compie 10 anni: 10 anni di lavoro, di entusiasmo, di crescita e di tante altre cose. Buon anniversario!

    Anniversario Ellequadra

    Una grande emozione ci contagia in questi giorni, in cui ricorre il decimo anniversario della nascita di Ellequadra.

    Era il febbraio 2008, infatti, quando Laura e Loan prendevano il coraggio nelle loro mani e aprivano la società Ellequadra, utilizzando un nome molto indovinato, che racchiude sia la loro comune iniziale, sia il concetto che con questo team i conti… quadrano.

    Da allora, molte cose sono cambiate, e rapidamente. Il cambiamento è sempre andato in una direzione positiva e virtuosa, sempre verso un miglioramento, quando non addirittura una crescita.

    L’entusiasmo dei primi giorni non è mai scemato: anche nei momenti di più intenso e impegnativo lavoro, le ha sostenute nello sviluppare sempre nuove attività nell’ambito della loro professione.

    La crescita – grazie a questa attitudine positiva e, perché negarlo, un pizzico di fortuna – non si è fatta troppo attendere: ecco quindi arrivare nel corso del tempo tre nuove persone, che aiutano e supportano LQ ad affrontare le sfide di ogni giorno.

    Crescere, per Ellequadra, non vuol dire solo trovare nuovi incarichi, ampliare il parco clienti, sviluppare le attività, no.

    La natura curiosa e intraprendente del team le porta ad avventurarsi verso ambiti nuovi, e il mercato sembra intuirlo, favorendo sempre più l’incontro con realtà innovative – a volte startup a volte aziende consolidate – in ambiti pioneristici, quali l’ecommerce, i social media, il mondo digital in generale.

    E in questa continua tensione verso il nuovo, nel 2010 Ellequadra decide di aprirsi a una novità quasi inedita in Italia: il Coworking.

    La condivisione collaborativa degli spazi professionali, oltre a creare una linea di lavoro nuova e diversificata rispetto all’amministrazione e alla gestione contabile e fiscale, permette di aprire relazioni nuove, sia all’interno dei propri spazi, sia a livello di networking esteso, grazie alla collaborazione con la Rete Nazionale di Coworking Spaces “Cowo®”.

    Tale attitudine al networking ha portato Ellequadra ad aprire e sviluppare collaborazioni a vario livello con professionisti attinenti alla sfera professionale di riferimento: consulenti del lavoro, dottori commercialisti, consulenti aziendali.

    Ed ora, a 10 anni di distanza da quel primo giorno?

    E’ un nuovo inizio, le energie rilanciano quello che è un percorso tuttora in forte evoluzione: non a caso Ellequadra sta per entrare in una nuova sede dove tutto – dagli ambienti alle possibilità di crescita ai servizi di coworking – ha un forte potenziale, e siamo certi darà ancora più slancio alla squadra.

    Come dire: abbiamo 10 anni, ma siamo solo all’inizio. Buon anniversario, Ellequadra!

    Se scaricate l’abbonamento ai mezzi di trasporto, c’è una bella novità per voi

    Detrazione costi trasporto pubblico
    Detrarre i costi del trasporto pubblico

    Attenzione: tutti voi che utilizzate i mezzi di trasporto – con ammirevole senso civico per la tutela dell’ambiente – per i vostri spostamenti di lavoro, avete da oggi un motivo in più per continuare in questa buona abitudine.

    E’ infatti contemplata dalla Legge di Bilancio 2018, grazie al recupero di un vecchio sconto fiscale, una detrazione del 19% per costi di questo tipo.

    E’ un aspetto da tenere presente nella dichiarazione dei redditi 2019, e permette uno sconto fiscale del 19% su un ammontare massimo di spesa di Euro 250.

    Vale per tutti i tipi di trasporto pubblico locale: su gomma e su rotaia, comprese le metropolitane.

    A livello di applicazione pratica, è assolutamente consigliabile tenere i giustificativi – quindi gli abbonamenti stessi – oltre a una eventuale ricevuta.

    L’intento è infatti, come si può facilmente immaginare, ricollegare il titolare dell’abbonamento alla spesa sostenuta.

    Interessante il fatto che gli abbonamenti possono anche essere quelli mensili, quindi molto più diffusi degli abbonamenti annuali. In tal senso, la legge precisa questa definizione di abbonamento :

    «Il titolo di trasporto che consenta al titolare autorizzato di poter effettuare un numero illimitato di viaggi, per più giorni, su un determinato percorso o sull’intera rete, in un periodo di tempo specificato».